venerdì 5 giugno 2020

ZIBALDONE DI PENSIERI


Giacomo Leopardi è sicuramente il maggior poeta dell’800, che, storicamente vive durante il Romanticismo, ma si discosta completamente da questa corrente, a tal punto da essere considerato quasi come il padre della poesia moderna. Egli occupa anche un ruolo molto importante a livello filosofico, anche se molto spesso questo aspetto viene trascurato. La sua maggiore opera filosofica, oltre che letteraria, è sicuramente lo “Zibaldone di pensieri”, nel quale raccoglie ragionamenti e brevi scritti su argomenti vari. Se abbandoniamo il concetto di linea euclidea e la vediamo più come una logica da seguire, troviamo diversi rifermenti in questo senso. A questo proposito egli muove una critica nei confronti di Ludovico di Breme, scrittore suo contemporaneo: Leopardi vede nei ragionamenti del Breme la “linea del suo ragionamento torcersi e piegare”, perché avendo perso il filo logico del suo pensiero, si rifugia ne “l’angustia del metafisico”. Secondo di Breme esistono due tipi di immaginazione. Quella, tanto lodata, degli antichi in realtà era ignorantissima su ogni cagione: essi di ogni accidente fecero poesia, poiché, non avendo alcuna conoscenza scientifica, tendevano a interpretare ogni evento naturale con la poesia, la mitologia. L'uomo moderno quindi non può far proprio questo modello di poesia, valido per un'altra epoca. L'immaginazione moderna si basa sulla conoscenza della realtà e su un metodo logico. Tipico dell'immaginazione moderna è il patetico, che non è né malinconico né lugubre, ma è legato al sentimento ed è svelamento della natura. La bravura del poeta, secondo Leopardi, risiede nell’utilizzare per bene l’illusione e “se il poeta non può illudere non è più poeta.[…] Quando uno di noi si mette a leggere una poesia sapendo di dover esser sedotto e desiderando di esserlo, tanto crede al più falso quanto al meno falso, tanto crede al Milton quanto a Omero, tanto agli spettri del Bürger quanto all’inferno dell’Odissea e dell’Eneide”.

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